125 anni fa moriva Aurelio Saffi

di Oliviero Widmer Valbonesi

Triunviro della Repubblica Romana, vero apostolo continuatore dell’opera di Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi ha in Forlì e in Romagna piazze, vie, monumenti, musei che lo ricordano come un grande protagonista del repubblicanesimo mazziniano e del risorgimento. Ricordando il 125° anniversario della morte mi preme sottolineare di Saffi il suo insegnamento al popolo repubblicano. In una lettera ad un suo interlocutore che gli chiedeva nel 1885 se si potevano proporre moti contro la monarchia, Saffi rispose: “Una parte considerevole (della democrazia) crede necessità e legge delle condizioni presenti l’evoluzione progressiva e il magistero dell’azione morale pubblica; impossibile la rivoluzione immediata. Era chiara la sua avversità alla cultura giacobina e al prezzo di una guerra civile. Saffi in una lettera del 1877 contro l’uso della bandiera rossa da parte repubblicana del resto lo dice molto chiaramente : “ La bandiera rossa se ha un significato lo trae da funesti ricordi di odi civili non nostri; se ha una storia è storia di sangue fraterno e di eccessi che oscurarono e fecero indietreggiare in Francia e altrove, la santa ed inviolabile causa della Libertà, dell’Umanità e del Progresso”. Nella lettera del 1875 Saffi richiamando gli ultimi anni della vita di Mazzini , (unico dei fedeli collaboratori del Maestro ad essere al suo capezzale nel giorno della morte)afferma che occorrevano lunghi anni di Apostolato morale. “Su questo terreno - io - secondo le mie deboli facoltà - venni come sapete, lavorando sinora:su questo terreno credo di essere debito del partito d’organizzare sé stesso e di organizzare intorno a sé quanti elementi della Democrazia Italiana e della intera Nazione si vengono accostando ai suoi principi: ed è mio fermo convincimento che rispondendo sempre più largamente alle nostre idee e ai nostri sforzi il progresso delle idee e degli eventi dell’età nostra, il pensiero finirà per tradursi in atto”. È questa la sua lezione mettere da parte ogni egoismo, non inseguire scorciatoie pericolose fare dell’impegno personale lo strumento vero dell’educazione repubblicana, che l’organizzazione non può che essere strumento per l’affermazione di un modello di società democratica cui tendere uniti dal comune sentire e mai strumento per dividersi in piccoli orizzonti personali.

Roma, 10 Aprile 2015